Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/156

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50-79 CANTO V io1

50Scamandrio colpí, cacciatore figliuolo di Strofio.
Mastro di cacce egli era, ché Artemide stesso insegnato
gli avea come feríre per monti e foreste le belve.
Ma poco or gli giovò la Diva che avventa gli strali,
poco i precisi tiri che fama gli diedero un giorno:
55ché lo colpí Menelao, l’Atríde maestro di lancia,
mentre dinanzi a lui fuggiva. Lo colse nel dorso:
diede, cadendo, un tonfo, su lui rimbombarono l’armi.
     Poi, Merïone uccise di Tèttone Armònide il figlio,
Fèreclo, artefice esperto di quanti son vaghi lavori,
60ché prediletto molto egli era di Pallade Atena.
Ad Alessandro aveva costui fabbricate le navi,
origini di mali, sciagura per tutti i Troiani,
e per lui stesso: ch’egli dei Numi ignorava i presagi.
E Merïone, dunque, che l’ebbe inseguito e raggiunto,
65entro la clune destra gl’infisse la lancia; e la punta
dalla vescica fuori gli uscí, sotto l’osso del pube:
sulle ginocchia piombò gemendo, e lo avvolse la morte.
     Mese uccise Pedèo, d’Antènore figlio. Bastardo
egli era; e pur cresciuto l’aveva Teano divina
70insiem coi figli suoi, per fare piacere allo sposo.
A lui dunque vicino si fece il figliuolo di File,
e gli colpí la nuca di dietro, col cuspide aguzzo.
La punta uscí fuor fuori, tra i denti, di sotto la lingua:
coi denti il freddo bronzo stringendo, piombò nella polve.
     75Euripílo figliuolo d’Evèmone, a Ipsènore morte
diede, al figliuolo di Dolopïone, dal cuore superbo,
che sacerdote fu di Scamandro, e dal popolo onori
aveva, come un Dio. D’Evèmone il fulgido figlio,
dunque, l’uccise al corso, mentre egli fuggiva: la spada