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118 ILIADE 559-588

Sentí pietà dei due caduti il divin Menelao,
560e tra le prime file, coperto di lucido bronzo,
mosse, crollando l’asta. Gl’infuse quell’impeto Marte,
perché sotto le mani cadesse prostrato d’Enea.
Cosí lo vide il figlio di Nèstore, Antíloco; e mosse,
e lo raggiunse: ché molto temea pel sovrano, che male
565non gli cogliesse, e vane rendesse le loro fatiche.
Cosí quei due, le mani tendendo, e le lame affilate
a sé dinanzi, entrambi moveano, agognando la zuffa;
ed al pastore presso di popoli Antíloco stava.
Enèa non resiste’, sebbene campion veëmente,
570vedendo i due guerrieri che stavano l’un presso l’altro.
E questi, tra gli Achivi traendo gli esanimi corpi,
tra le man dei compagni gittarono i due sventurati;
ed essi, ancora a pugna rivolti, tornaron fra i primi.
     Posero a Morte qui Pilèmene simile a Marte,
575dei Paflagoni, maestri di scudi magnanimi, duce.
Lui Menelao, l’Atríde maestro famoso di lancia,
ferí, che ritto stava. Toccò la clavicola il colpo.
E Antíloco colpí Midóne, scudiere ed auriga,
figlio d’Atínnia prode, mentre esso volgeva i corsieri,
580con un macigno, nel mezzo del gomito: giú da le mani
caddero al suol, nella polve, le redini ornate d’avorio.
E Antíloco balzò, gli ferí con la spada una tempia;
e quello, rantolando, piombò dal bellissimo cocchio,
a capo in giú, nella polve confitto con gli omeri e il cranio.
585E vi rimase a lungo, ch’ivi era profonda la sabbia,
finché l’ebbero a terra gittato disteso i cavalli,
che Archiloco sferzò, per condurli dov’eran gli Achivi.
Ora, Ettore li vide cosí furïare, e su loro