Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/245

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190 ILIADE 490-519

500senza indugiare; e il pane recate, ed il vin dalle case,
che i cuori allegri; e poi gran raccolta di legna si faccia,
e, sinché duri la notte, sinché non rifulga l’aurora,
s’ardano grandi fuochi, ché al cielo il bagliore ne salga,
perché gli Achei chiomati non possan, durante la notte,
505sopra l’immane dorso del mare, tentare la fuga.
Non debbon senza fretta salir sulle navi, a bell’agio:
deve piú d’uno una piaga portare, e smaltirsela a casa,
vuoi da una freccia, vuoi da un’acuta zagaglia colpíto,
mentre salia su la nave: sicché qualcun altro abbia a schivo
510recar contro i Troiani le dure battaglie di Marte.
Quindi, per la città, gli araldi diletti di Giove,
gl’impuberi fanciulli avvertano, e i vecchi canuti,
che intorno alla città, su le mura costrutte dai Numi,
s’accolgano; e le donne che accendano ognuna un gran fuoco,
515nella sua casa; e guardia continua si faccia, ché mentre
le schiere sono lungi, non entri un drappello nemico.
Fate cosí, Troiani magnanimi, come vi dico.
Queste parole ora ho dette, che valgano a vostra salvezza,
il resto le dirò su l’alba, ai guerrieri Troiani.
520Io spero, e Giove invoco, e tutti i beati Celesti,
ch’io scaccerò quei cani, qui giunti per nostra sciagura,
ché su le negre navi guidati qui li hanno le Furie.
Su, dunque, sinché dura la notte, facciam buona guardia:
dimani all’alba, poi, coperti le membra dall’arme,
525risveglieremo presso le concave navi la pugna:
vedremo se il gagliardo figliuol di Tidèo, Dïomede,
respingermi alle mura saprà dalle navi, o se io
l’ucciderò col bronzo, ne avrò sanguinanti le spoglie.
Domani ei mostrerà quanta è la sua forza: se l’urto