Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/250

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     Cosí guardia i Troiani faceano; e i guerrieri d’Acaia
oppressi aveva Fuga, compagna al sanguineo Terrore,
e d’acerbissima doglia percossi eran tutti i piú prodi.
Come talor due venti sconvolgono il mare pescoso,
5Zefiro e Bora, quando vi piombano sopra improvvisi,
che spiran l’uno e l’altro di Tracia; ed il livido flutto
alto si gonfia, ed alghe sovressa la spiaggia riversa:
similemente in seno sconvolto era il cuore agli Achivi.
     Ecco, e l’Atríde, in cuore percosso da grave cordoglio,
10mosse, e agli araldi impose di voce canora, che tutti
chiamino, ad uno ad uno, d’Acaia i signori a concione,
senza gridare; ed egli moveva con loro, tra i primi.
Sedettero a concione, crucciati; e Agamènnone surse,
pianto versando, al pari di cerula bruna sorgiva
15che da una roccia stilla scoscesa l’oscura sua linfa:
cosí questi, gemendo, piangendo, diceva agli Argivi:
«O condottieri e re degli Argivi, compagni diletti,
Giove Croníde m’ha stretto tra i lacci di grave sciagura.
Crudele! Acconsentí, con un cenno del capo promise