Pagina:Iliade (Romagnoli) I.djvu/259

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204 ILIADE 260-289

260Senti che doni a te promette Agamènnone sire.
Sette tripodi, intatti dal fuoco, dieci aurei talenti,
venti lebèti, che tutti scintillano, venti corsieri
forti, che a lui delle gare portare solevano i prèmi;
privo di pane mai non può esser l’uomo che li abbia,
265mai non sarà sprovvisto dell’oro, che tanto è pregiato:
tanti hanno vinto premi per lui, quei veloci corsieri.
Poi sette donne di Lesbo, spertissime d’opere egregie,
ei ti darà, che scelse per sé, quando Lesbo espugnasti,
che per bellezza tutte vincean quante femmine sono.
270Ei queste ti darà: la figlia di Brise fra loro
anche sarà, che un giorno ti tolse; ed un giuro solenne
farà: che il letto mai non ne ascese, che seco non giacque,
come costume è pure degli uomini tutti e le donne.
Tu tutti quanti avrai questi doni; e se un giorno i Celesti
275consentiranno che crolli la rocca di Priamo al suolo,
quando noialtri Achei saremo a spartire la preda,
vieni, e a tua posta d’oro la nave riempi e di bronzo;
e venti poscia eleggi per te delle donne troiane,
quelle che a te piú belle parranno, dopo Elena argiva.
280Se ad Argo achiva poi, della terra mammella, ritorni,
genero suo ti brama, diletto non meno d’Oreste,
l’ultimo figlio suo, che in mezzo ad ogni agio è nutrito.
Nella sua casa bene costrutta, gli crescon tre figlie,
Ifïanassa, Laodíce, Crisòtemi: scegli pur quella
285che brami, di Pelèo nella casa conducila; e doni
di nozze ei non pretende: ché anzi, gradevoli doni
ei ti darà, quanti mai ne diede alcun padre alla figlia.
Sette poi ti darà munite città popolose,
Énope, Cardamíle, con Ire, di pascoli ricca,