Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/155

Da Wikisource.
152 ILIADE 259-288

con la speranza che prender potremmo le rapide navi:
260adesso, invece, troppo temo io pel veloce Pelíde:
tale uno spirito avendo quale ha, tracotante e superbo,
ei non vorrà nel piano restar, dove Achivi e Troiani
vanno con sorte alterna tentando la furia di guerra,
ma la città tenterà di prender, le donne troiane.
265Datemi retta, alla rocca torniamo: ché questo ci aspetta:
ha posto freno adesso la rorida notte al Pelíde;
ma quando sorgerà l’aurora, e recinto dell’armi,
egli si slancerà, se qui pur ci trova, piú d’uno
saprà chi sia: beato sarà chi potrà con la fuga
270salvarsi in Ilio: molti dovranno dei Teucri far sazi
cani e avvoltoi! Deh!, ch’io non debba udir mai tale scempio!
Ora, se pure a malgrado, volete il mio mònito udire,
teniam la notte in piazza raccolte le forze: la rocca
custodiranno le torri, le porte alte, i travi confitti
275sopra le porte, lunghi, di salda compagine, lisci.
Poi, come la prima alba si levi, recinti dell’armi,
sopra le torri staremo: sarà crudel prova per lui,
se dalle navi ei vorrà venire a pugnar sotto il muro:
alle sue navi tornare dovrà, poi che sazi i cavalli
280di scorribande vane saran sotto i valli di Troia;
né il cor gli basterà di spingersi dentro la rocca,
e non l’espugnerà: sarà prima ludibrio dei cani».
     Ma Ettore guerriero, guardandolo bieco, rispose:
«Polidamante, le tue parole mi piacciono poco,
285se vuoi che alla città di nuovo si torni respinti.
Sazi non siete ancora di starvene dentro le mura?
Tempo fu già che tutte le genti, di Priamo la rocca
ricca dicevano d’oro, dicevano ricca di bronzo.