Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/19

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16 ILIADE 380-409

380Vieni con me, ché sopra le navi facciamo l’intesa
per queste nozze: noi non siam paraninfi da poco!».
     Detto cosí, per un piede lo trasse traverso alla pugna
Idomenèo. Su lui giunse Asio a vendetta: pedone
dinanzi ai suoi cavalli sbuffanti, che dietro reggeva
385sempre l’auriga scudiero. Nel cuore agognava colpire
Idomenèo; ma questi prevenne il suo colpo, e la strozza
gli perforò sotto il mento, passando fuor fuori la punta.
E cadde, come cade un pioppo, una quercia, o un eccelso
pino, che i legnaioli recidono in vetta d’un monte
390con le affilate scuri, per farne legname da navi:
cosí giacque disteso dinanzi ai cavalli ed al carro,
cadde, rugliando cosí, brancicando la polvere e il sangue.
E si turbò la mente, che prima avea chiara, all’auriga,
né gli bastò l’ardire di volgere indietro i cavalli,
395per isfuggire ai nemici. Antíloco vago di zuffe
a mezzo lo colpí con la lancia: l’usbergo di rame
non gli bastò, ch’ei portava: lo colse nel mezzo del ventre;
ed ei dal carro bello piombò con un rantolo al suolo;
e Antíloco, figliuolo di Nèstore, intrepido cuore,
400condusse fra i guerrieri d’Acaia i cavalli di Troia.
E per la morte d’Asio crucciato Deífobo allora,
si fece presso ad Idomenèo, lo colpí con la lancia.
Quegli schivò, ché vibrare la vide, la lancia di bronzo,
e si nascose dietro lo scudo rotondo librato,
405ch’egli portava, di pelle di bovi e di lucido bronzo,
girato al tornio, e dentro fermato con doppio bracciale:
tutto si rannicchiò dietro a questo; e la lancia di bronzo
volò, sfiorò lo scudo, che die’ secco strepito all’urto.
Ma non invano l’asta partí dalla mano possente: