Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/204

Da Wikisource.
469-497 CANTO XX 201

fuori il fegato uscí, di livido sangue fu piena
470súbito tutta la spada, la tènebra gli occhi gli ascose,
mentre la vita fuggiva. Poi, fattosi a Mulio vicino,
dentro un orecchio la lancia gl’immerse. La punta di bronzo
uscí dall’altro orecchio. Echèclo, d’Agènore figlio,
poscia per mezzo il capo colpí con la solida spada.
475Tutta si fece calda di sangue la spada: al ferito
tolser la luce la morte purpurea, la Parca possente.
Deucalïóne poi, nel punto ove i tendini uniti
sono del gomito, qui con la punta di bronzo trafisse,
traverso il braccio; e quegli col braccio restò penzolante,
480la morte innanzi agli occhi vedendosi. Un colpo sul collo
l’altro vibrò, gli fece volare con l’elmo la testa;
fuori il midollo schizzò dalle vertebre; e il corpo, disteso
a terra cadde. Poscia, su Rigmo piombò, di Pirèo
l’egregio figlio, qui dalla Tracia feconda venuto.
485Con l’asta lo colpí, nel ventre gl’infisse la punta:
piombò dal carro al suolo. E Achille, Aritòo, lo scudiere
colpí, che il carro aveva rivolto, alla schiena, con l’asta:
dal carro lo sbalzò, s’impennarono entrambi i cavalli.
     Come un immenso fuoco che invade le forre profonde
490d’un monte arido; e tutta divampa l’immensa foresta,
e dappertutto il vento mulina, e la fiamma flagella:
imperversava cosí, come un dèmone, Achille, con l’asta
morte infliggendo ai fuggiaschi: correa negro sangue la terra.
E come quando un uomo due bovi di lunga cervice
495aggioga, che su l’aia gli trebbiano il bianco frumento:
ben presto sotto il pie’ dei mugghianti si sgranano i chicchi:
spinti cosí dal Pelíde, pestavano insieme i cavalli