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264 ILIADE 439-468

«Antíloco, non c’è verun uomo di te piú maligno.
440Alla malora! A torto ti dicono saggio gli Achivi.
Ma il premio pur cosí non avrai, quando tu non spergiuri».
     E, cosí detto, quindi rivolse parole ai cavalli:
«Non rallentate, non vi fermate, per cruccio che abbiate
si stancheranno prima le gambe ed i piedi di quelli,
445che non i vostri: ché mancano a entrambi le giovani forze».
     Cosí diceva. E quelli, del sire temendo la voce,
corser piú ratti: sicché ben presto pur li ebbe raggiunti.
     Stavano intanto adunati gli Argivi, guardando i cavalli;
e si lanciavano questi, coprendo di polvere il piano.
450Per primo Idomenèo di Creta li vide arrivare,
ch’egli fuor della folla sedeva, piú alto di tutti.
E riconobbe il grido del primo, sebbene lontano,
e riconobbe il cavallo, che agli altri correva dinanzi,
che fulvo era per tutte le membra, ed un segno rotondo
455candido aveva sopra la fronte, a sembianza di luna:
onde in pie’ surse, e queste parole rivolse agli Argivi:
«Amici, e tutti voi, condottieri e signori d’Argivi,
io solo, od anche voi distinguete i cavalli all’arrivo?
Altri i cavalli sono che giungono primi, a me sembra:
460il loro auriga, un altro mi sembra. O sciagura sul piano
alle giumente incolse che prime si mossero a corsa:
ché bene io l’ho da prima vedute lanciarsi alla mèta,
ed or piú non le posso vedere, sebbene lo sguardo
su tutta la pianura di Troia a cercare rivolgo;
465oppure al loro auriga sfuggiron le briglie, e frenarle
presso alla mèta non seppe, né il giro gli venne compiuto.
Io temo ch’egli lí sia caduto, ed infranto il suo carro,
e le giumente sbandate, che furono invase da furia.