Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/286

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Fine ebbe allor la gara, si sparsero tutte le genti,
ciascuno alla sua nave. Pensarono gli altri alla mensa,
tutti, a godere il sonno soave. Soltanto il Pelíde,
pensando al suo compagno diletto, piangeva, né il sonno
5che tutti vince, lui vinceva. Qua, là, si voltava,
pensando il gran valore di Pàtroclo e il baldo coraggio,
e quante imprese aveva compiute, e dolori sofferti
con lui, guerre affrontando, solcando gl’infidi marosi.
Pensando a tutto ciò, versava amarissimo pianto,
10ora giacendo sul fianco, volgendosi poscia supino,
poscia bocconi; e talora, levandosi in piedi, girava,
pieno di smania, lungo la spiaggia del mare. L’Aurora
non gli sfuggiva, però, quando il mare imbiancava alla spiaggia;
ma dopo avere al giogo costretti i veloci cavalli,
15Ettore dietro al carro legava; e poiché trascinato
per tre volte l’avea di Pàtroclo intorno alla tomba,
di nuovo alla sua tenda tornava, ed il corpo lasciava
steso bocconi dentro la polvere. E Apòlline allora,
mosso a pietà dell’eroe, sebbene defunto, il suo corpo