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30 ILIADE 799-827

Ettore innanzi ad essi moveva, di Prìamo il figlio,
800simile a Marte omicida. Reggeva a sé innanzi lo scudo,
denso di pelli tutto, coperto di bronzo battuto:
tutto lucente l’elmo crollava d’intorno alle tempie;
e d’ogni parte, sotto lo scudo avanzando, tentava
se mai sotto l’assalto cedesser le schiere nemiche.
805Ma non poteva perciò turbar degli Achivi il coraggio.
E primo, a lunghi passi, Aiace si mosse a sfidarlo:
«O sciagurato, fatti vicino: ché fai vana prova
di sbigottir gli Argivi? Non siamo inesperti di guerra!
Furono sol dalla sferza di Giove fiaccati gli Achivi.
810Nutri speranza in cuore di mettere a sacco le navi?
Ma pronte alla difesa abbiamo le mani anche noi.
Vedrai che molto prima la vostra città popolosa
dovrà per nostra mano cader saccheggiata e distrutta;
e per te stesso, credo sia presso l’istante che a Giove
815volger dovrai, fuggendo, preghiera, ed agli altri Celesti,
che sian piú di sparvieri veloci i criniti cavalli
che t’addurranno ad Ilio, coprendo di polvere il piano».
     Volò, mentre diceva cosí, dalla destra un uccello,
alta un’aquila a volo. Levarono un grido gli Achivi,
820ché l’incorò l’auspicio. Rispose di Priamo il figlio:
«Millantatore Aiace, che dici, bifolco? Oh! se figlio
fossi io cosí, davvero, di Giove che l’ègida scuote
eternamente, ed Era m’avesse pur dato alla luce,
e onori avessi quanti ne godono Atena ed Apollo,
825come ora questo giorno vedrà degli Argivi il malanno,
di tutti; ed anche tu cadrai morto, se il cuore ti basta
che la mia lunga lancia tu attenda! La candida pelle