Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/60

Da Wikisource.
50-79 CANTO XV 57

50concorde essere a me nel consesso dei Numi volessi!
Ché allor, sebbene ha voglie diverse, Posídone, anch’esso
la mente volgerebbe secondo il mio cuore, il tuo cuore.
Ma or, se veritiera mi parli, e con cuore sincero,
alle tribú dei Numi va’ súbito, e fa’ che a me presso
55Iride venga, e Apollo signore dell’arco d’argento;
ch’ella si rechi alle schiere dei figli d’Acaia guerrieri,
e dica al Dio che stringe la terra, che scuote la terra,
che dalla pugna desista, che torni alla casa marina;
e Febo Apollo spinga di Priamo il figlio alla zuffa,
60forza di nuovo gl’ispíri, gli faccia obliare le doglie
che gli tormentano adesso lo spirito, e in fuga gli Achivi
ponga di nuovo, ad essi spirando sgomento nel cuore,
sí che, fuggendo, sopra le navi d’Achille Pelíde
piombino. Quei manderà l’amico suo Pàtroclo al campo.
65Ettore fulgido, lui, con un colpo di lancia, sotto Ilio
abbatterà, poi ch’egli molti altri dei giovani eroi
avrà spenti, e, fra questi, mio figlio, Sarpèdone prode.
Per la sua fine, in ira salito, il Pelíde, la morte
ad Ettore darà. Da quindi, farò che i Troiani
70sian dalle navi sempre respinti, sin quando gli Achei
prendan l’eccelsa Troia, mercé dei consigli d’Atena.
Ma io non deporrò lo sdegno, né alcuno dei Numi
consentirò che rechi soccorso agli Argivi, se prima
compiuta non avrò la promessa al figliuol di Pelèo,
75che prima feci a lui, con un cenno del capo assentendo,
quel dí che le ginocchia mi strinse, pregandomi, Teti,
che onore al figlio suo di rocche eversore, rendessi».
     Disse. Né tarda fu la Dea dalle candide braccia,
e dalle vette mosse dell’Ida, si volse all’Olimpo.