Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/78

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588-617 CANTO XV 75

che, dopo ucciso un cane, un uomo alla guardia dei bovi,
prima che si raguni la turba degli uomini, fugge.
Cosí fuggiva il figlio di Nestore; e dardi dogliosi
590Ettore e i suoi, contro lui scagliavan con orride grida:
egli ristette, e si volse, poiché fra i compagni fu giunto.
     Ed i Troiani, come leoni che sbranan la preda,
davan l’assalto alle navi, compiendo il volere di Giove,
che in lor fiero accendeva l’ardore, ed il cuore agli Argivi
595stordiva, e gloria ad essi negava, la dava ai Troiani:
ch’egli voleva al figlio di Priamo concedere gloria,
sí che gittasse sopra le navi la furia del fuoco
infaticabile, e pieno di Tètide il voto funesto
esito avesse. Appunto lo spirito saggio di Giove
600questo attendeva: la fiamma veder d’una nave bruciata:
ché da quel punto avrebbe respinte le schiere troiane
lungi dai legni, avrebbe concessa la gloria agli Argivi.
Questo pensando, eccitò contro i legni dai fianchi ricurvi
Ettore, il figlio di Priamo, che tanto da sé furïava:
605ei furïava, che Marte sembrava, oppur fuoco funesto
che sulle macchie infuria di selva profonda, sui monti.
Schiuma d’intorno alla bocca fioriva, e terribili, sotto
le ciglia folte, gli occhi mandavano lampi; e tremendo
l’elmo d’intorno alle tempie, mentr’ei combatteva, ondeggiava.
610E Giove stesso, a lui soccorso porgeva dall’ètra,
ché a lui, che, cosí solo pugnava fra tanti guerrieri,
onore dava e gloria: ché poco doveva durare
la vita sua; ché già per lui preparava la morte
Pàllade Atena, sotto le mani d’Achille Pelíde.
615Ed ei franger voleva le schiere dei Dànai, tentando
dove piú fitta vedeva la turba, piú fulgide l’armi;