Pagina:Iliade (Romagnoli) II.djvu/82

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703-737 CANTO XV 79

E dunque, intorno a questo naviglio, Troiani ed Achivi
stavano a corpo a corpo lottando; e da entrambe le parti
non attendevano i colpi lontani di frecce e zagaglie,
710ma stando gli uni agli altri dappresso, con sola una brama,
con affilate scuri pugnavano, e salde bipenni,
con lunghe spade, e lancie di duplice taglio. E assai brandi
belli, con l’elsa bene piantata, di nera guaina,
cadeano a terra, questi dagli omeri, quelli di mano
715ai combattenti: negra la terra scorreva di sangue.
Ettore, poi, non lasciava la poppa che aveva ghermito,
ma con le mani stringendo l’aplustro, gridava ai Troiani:
«Fuoco portate, e l’urlo di guerra levate a una voce,
ché Giove, infine, un dí ci concede che vale per mille,
720per catturare le navi, se contro il volere dei Numi
vennero, e tanti cordogli c’inflisser, mercè degli anziani,
che me, quando io volevo combattere presso le navi,
sempre frenarono, ed anche le turbe rattennero. Ebbene,
se allora il saggio figlio di Giove che romba dal cielo
725cieche ci rese le menti, ci esorta ora invece, e ci spinge».
     Disse. E piú ardenti quelli piombarono sopra gli Achivi.
Né resisteva Aiace, ché troppo dai colpi era offeso,
Ma si ritrasse un po’, credendosi giunto al suo fine,
il ponte abbandonò, si ritrasse in un banco di sette
730piedi; e all’agguato, fermo qui stava, e lontani i Troiani
tenea dai legni, quanti portavan l’indomito fuoco.
E ognor volgeva ai Dànai, con orride grida, il comando:
«O amici, o Dànai prodi, che siete seguaci di Marte,
uomini siate, o cari, non vada il coraggio in oblio!
735Forse speriamo che dietro ci siano compagni a difesa,
ci sia muro piú saldo, che possa schermir la rovina?