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88 ILIADE 139-168

Sol dell’Eàcide immune da macchia non prese la lancia
140grande, massiccia, salda: niun altri potea degli Achivi
vibrarla: Achille solo potea palleggiarla: era un tronco
pelio, d’un frassino: al padre d’Achille, Chirone lo diede,
che lo tagliò dal Pelio, maestra di morte agli eroi.
Poi, disse ad Automedonte che presto aggiogasse i cavalli:
145lui dopo Achille, sterminio di persone, su tutti pregiava,
e fedelissimo gli era, nel reggere agli urti di guerra.
Questi, dunque, per lui strinse al giogo i veloci cavalli,
Xanto e Balío, che al pari correvan col soffio dei venti:
a Zefiro li avea generati Podarge l’Arpía,
150mentre pascea sul prato, lunghessi d’Ocèano i rivi;
e Pèdaso legò, senza pena, alle briglie del giogo,
cui, quando la città d’Etíone prese il Pelide,
addusse, e che seguiva, mortale, i corsieri immortali.
     E Achille ora avanzò nel campo, ed armar nelle tende
155fece i Mirmídoni tutti. E simili quelli a voraci
lupi, che dentro il cuore son pieni d’ardore infinito,
che quando hanno un gran cervo cornigero ucciso pei monti,
lo fanno a brani, e i musi tutti hanno purpurei di sangue,
e poscia vanno in branco per bere a una bruna sorgiva,
160a sommo l’onda bruna lambendo con lingue sottili,
fiotti eruttando di strage sanguigna: rempiuto hanno il ventre,
ma dentro il petto loro intrepida l’anima resta:
simili a questi, dei forti Mirmídoni i duci, i signori,
d’intorno al pro’ scudiere del figlio veloce d’Eàco,
165fieri correvano, e Achille fra loro, che Marte sembrava,
i cavalieri ed i fanti coperti di scudo spronava.
     Eran cinquanta i legni sui quali alla spiaggia troiana
era venuto il Pelíde diletto ai Celesti: e in ciascuno