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90 ILIADE 199-228

«Non sia che alcun di voi, Mirmídoni, oblii le minacce
200che scagliavate ai Troiani, vicino alle rapide navi,
sinché durò l’ira mia, coprendomi ognun di rampogne:
— Crudo figliuol di Pelèo, t’ha nutrito col fiele tua madre,
che presso i legni, contro lor voglia, trattieni i compagni!
Solchiamo ancora il mare coi legni, torniamo alla patria,
205poiché l’anima questa maligna tua bile t’invase! —
Questo sovente fra voi contro me dicevate: ora, apparso
è della pugna il grande cimento che voi bramavate:
contro i Troiani ora ognuno combatta con cuore gagliardo!».
     Cosí detto, eccitò la furia d’ognuno e il coraggio.
210E, udito appena il re, piú fitte si strinser le file.
Come se un uomo con pietre ben fitte compagina un muro
d’una gran casa, che possa schermire la furia dei venti:
eran cosí commessi gli elmetti e gli oblunghi palvesi:
sicché scudo era a scudo puntello, elmo ad elmo, uomo ad uomo,
215e si toccavan degli elmi criniti le lucide creste,
ad ogni mossa: tanto fitti erano, l’uno sull’altro.
Stavano innanzi a tutti due uomini chiusi nell’armi,
Pàtroclo, ed Automedonte, che avevano sola una brama:
d’essere nella pugna dinanzi ai Mirmídoni. E Achille
220nella sua tenda entrò, sollevò da un cofano bello
istorïato, il coperchio. Per lui su la nave recato
Tèti l’avea, pie’ d’argento, che tuniche dentro vi pose,
e manti, per riparo dei venti, e villosi tappeti.
Ed una coppa era qui, ben foggiata; e degli uomini niuno,
225toltone Achille, in quella beveva il purpureo vino,
né Achille ad altro Nume libava, ma solo al Croníde.
Questa dal cofano trasse, la purificò con lo zolfo,
prima, poi la deterse con getti purissimi d’acqua,