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166 | Dio ne scampi |
gine del supero. Nè la donna, stavolta, avrebbe preso questa via più aperta, se non avesse riflettuto non esserci persona al mondo, che possa persuadersi di aver dimenticato diecimila lire, nella tasca del taccuino, massime quando è disperata, da tre giorni, per non potersele procacciare, in modo alcuno. Tacquero, entrambi, un pezzo. Maurizio, era, lì lì, per accettare; ma, poi, non sapeva risolversi. Prender denaro, da una donna! Prender denaro, da quella donna! Già, sarebbe stato un esautorarsi! e se si fosse risaputo? Eppure, il bisogno urgeva; nè la mente sapeva suggerirgli alcuna delle transazioni gesuitiche, con le quali coonestiamo e scusiamo, agli occhi nostri stessi, le turpitudini. Finalmente, le disse: - «Questo volevi, da me?» -
— «Questo. Hai promesso!» - rispose la Radegonda, con un cotal suo vezzo supplichevole, giuliva di avere spuntato l’impegno. A chi l’avesse amata, sarebbe stato di assoluta impossibilità di rifiutarle checchessia, richiestone con tanta leggiadria. Ma tanta grazia era sprecata, col Della-Morte, che l’aveva, come dicono volgarmente, su’... Ma no, non so risolvermi, a scriver la parolaccia: supplisca il lettore. E cominciò, a borbottare:
— «Ho promesso, ho promesso! Cioè... bi-