Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/175

Da Wikisource.

dagli Orsenigo. 165

chè non osava dichiarartelo: vedi, se avevi torto di sospettarmi?» -

— «Io non ti ho, mai, sospettata...» - interruppe, ingenuamente, il giovane.

— «Sì, che hai! E te ne so grado. Chi ama è geloso! Il veggo, in me; e lo scuso, negli altri. Insomma, se vuoi, proprio, farmi un favore, un gran favore, di cui ti sarò, eternamente, grata; se vuoi vedermi felice, davvero, e mettere il colmo alla bontà, che mi dimostri, stamane: fammi questa grazia, di servirti, pel momento, di quest’inezia mia, finchè avrai avuto rimesse da Napoli, finchè t’accomoda. Me lo fai, il favore?» -

Il Della-Morte si era fatto rosso, in volto, come un peperone, come un pomidoro, come un papavero, come un rosolaccio, via! Ci vuole tempo e pratica lunga, per assuefarcisi, alle porcherie; e, ne’ costumi nostri, è porcheria l’accettar quattrini dalla ganza. Veramente, adesso, lasciava spendere lei, pel mantenimento di casa. Ma altro è il tollerare, che si spenda, per noi, altro il ricever bezzi, brevi manu. E, poi, non ci avea, mai, pensato su. E, poi, ripenso, che, a volte, esaminando il portabiglietti, vi avea trovato assai più, assai più di quanto reputava dovervisi contenere; e l’offerta della Salmojraghi gli additava, ora, l’ori-