Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/174

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164 Dio ne scampi

là, quel giornale. Io non posso parlare, ad uno, che legge.» -

— «Oh! di’ presto quel, che hai da dire!» -

— «Ecco... No, vedi qua!... Ma non l’hai da prendere in mala parte?» -

— «No, no.» -

— «In questi ultimi giorni, ti ho visto turbato, afflitto, soprappensieri. Io non ardivo chiederti, che fosse; perchè ti dispiacciono le domande, il so. Ma immagina quanto soffrissi! Pensava, tutto il giorno, cosa, mai, tu potessi avere?» -

— «Niente.» -

— «Niente è troppo poco! In coscìenza, proprio, niente? Non rispondi?» -

— «Cosa vuoi dire? Avrò avuto mal di capo.» -

— «Io, invece, ho supposto... Ma non prenderti collera, vedi... Sapendo, che ti diverti, a giocare, un po’... Eh, tante volte si perde! È naturale, non si può vincer sempre... Anzi, ho caro, che tu perda, l’ho caro.» -

— «Ma grazie tanto!» -

— «Oh, tu capisci!... fa brutto, vedere uno, che guadagna, spesso, al giuoco... S’intascheranno quattrini, ma si scapita dall’altro... Ieri, uscii un istante, senza dirtelo, per andare fino al banco del Mondolfo... Ecco, per-