Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/197

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dagli Orsenigo. 187

asilo romito, dal tumulto del mondo. - «In un convento?» - disse il Bacherini. - «In un convento ’un mi ci ritirerei: piuttosto, in un monistero, sì,» - Esaurito l’incidente, quando l’attenzione di tutti era, ben, rivolta, al giuoco, Maurizio, che vi assisteva, con gli occhi intenti e sbarrati, sentì mettere un braccio, sotto al suo. Si voltò. Gli era il marchese Barberinucci, che il trasse, nel vano d’una finestra.

Questo marchese, bisogna figurarselo un uomo sulla cinquantina; tutto ritinto e ripicchiato; col naso e le gote, corrosi dal salso; un po’ guercio; frequentatore della più alta società; ghiottone matricolato; fortunatissimo giocatore; donnajuolo esimio. Non isbarcava, in Firenze, ondechessia, una nuova... ehm ehm! c’intendiamo! ch’ei non fosse de’ primi, a spingere una ricognizione su quel terreno! Veramente, lo spendere, che faceva, era sproporzionato, a’ mezzi suoi confessabili; veramente, nessuno avrebbe saputo indicare, in quale angolo di Toscana, d’Italia o del mondo, fossero i feudi antichi suoi, le proprietà sue presenti; nondimeno, tutti il qualificavano di pefetto gentiluomo. Così, neppure gli ammiratori più sfegatati (ne avea. Chi non ne ha? Un sot trouve, toujours, un plus sot, qui ’l admire!) avrebber potuto specificare, quali meriti intrinseci, quali servigi, resi