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non è vero. Non s’è spifferato un esplicito sì, quindi, niuno ha il dritto di chiamarci ned indiscreti nè menzogneri. Con quel sorriso, Maurizio si scostò, dal Barberinucci, sclamando:

— «Ah! se sapessi! Non tutto quel, che luce, è oro. Darei qualunque cosa, per esser liberato, da quella pittima! Maledetto il momento, in cui la presi! La trovi bella tanto? A me, piace, neppure.» - E prese a camminar, su e giù, per salotto, soffermandosi, però, in ogni giravolta, presso il tavolino da giuoco.

Il marchese stette, qualche tempo, a guardarlo, con la coda dell’occhio, dal vano della finestra. Poi, si avvicinò al tavolino: e cominciò, a scommettere. Giocò, giocò, giocò, circa mezz’ora, con sorte propizia, tanto, che, alzandosi, aveva la mano piena di biglietti. Con essi, in pugno, si ravvicinò al Della-Morte; e, (mentre si cavava il portafogli di bulgaro, dalla ladra, per riporveli,) a bassa voce, con gli occhi bassi, come quando si ha da proporre una turpitudine, gli disse:

— «O perchè ’un giôchi? Se t’abbisogna danari, o prendine qua, ecco! Fra noaltri! Ti pare! Oggi, tu; domani, io! Se quer maledetto pagherò ti turba, ecco, io potrei chiederti un favore, per che, mi parrebbe poho il lacerarlo o restituirtelo.» -

E gli diede un’occhiatina, così, di sbieco, av-