Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/221

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dagli Orsenigo. 211

figliuola? Sia pure che il mondo, sempre, pio, sempre, mondo, scomunicasse od insultasse, per questo, la Radegonda! Ma la madre di quegli, per cui amor ella affrontava scomunica ed insulti, far causa comune, col mondo? Ohibò! Sarebbe stato delitto, codardia, ipocrisia. E, poi, come odiare o voler male, a quella donnina lì, a meno di una ragion personale d’invidia? O che non le si leggeva, in fronte, come languisse più, lei, del ferito?

Languiva. E si macerava. E morrebbe. E che altro poteva fare, in caso di perdita di quell’unico amor suo, fuorchè morire? Non era di quelle, che sopravvivono. Il dolore l’avrebbe uccisa. O sennò, era tale, da meditare il suicidio ed eseguirlo. Le milanesi sanno amare; e vel dimostra la fredda statistica, che enumera quante, per amorosa disperazione, o si annegano nel Naviglio o si precipitano dal Duomo. Ma supponendo, pure, ch’egli fosse, per salvarsi, qual tristo avvenire le si apriva dinanzi! Potrebbe rimanergli compagna? Ma lasciarlo equivaleva a morire. Qual vita, però, in compagnia d’uno infermiccio, mutilato, col quale, neppure, in florida salute, era facile il vivere! e che diverrebbe stizzito ed esacerbato, per la coscienza della misera sua condizione! e che le rimprovererebbe, mille volte, al giorno, d’esser la causa