Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/223

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dagli Orsenigo. 213

senza allontanarsi, più che il tempo necessario, per rinfrescarsi la faccia, lavarsi le mani, passare un pettine ne’ capelli; senza spogliarsi, per cercare un istante di riposo.

E, se una delle due si lasciò cadere, talvolta, assopita, nelle braccia della poltrona, fu la madre e non l’adultera.

Una volta, svegliandosi, in sussulto, da un breve sopore ed angoscioso, la signora Della-Morte-Parascandolo vide la Salmojraghi-Orsenigo, che pregava, genuflessa, ferventemente, innanzi ad una seggiola. Le si andò a buttar ginocchioni, daccanto. La giovane riscossa, fece, quasi, per iscostarsi; ma la povera vecchia le disse, sottovoce: - «Preghiamo, insieme, figliuola mia.» - Quel figliuola fece tremar, dal vertice alle piante, dalla punta de’ capelli alle unghie de’ piedi, colei, cui s’indirizzava.

Pregarono. Dopo un poco, la madre circondò le spalle dell’adultera, col suo braccio destro; e le mormorò, nell’orecchio: - «Dio ci esaudirà!» -

— «Dio esaudirà voi, che siete madre, che siete una santa. Ma le mie preghiere non trovano ascolto, in cielo. Io lo sento. Me lo dice, al cuore, una voce, che non mente.» - Così rispose, tremando, la meschina, con quella voce, con cui si confidano, all’orecchio del con-