rivelazione bella e
buona; un alzarsi del sipario e mostrare uno spettacolo
tremendo, splendido, inatteso, affascinante; una nuova
chiave per ispiegarsi il mondo e lo scopo nostro e le pretese,
che possiamo accamparvi, in modo tutt’altro, che
non avesse fatto, sin allora. Interrogò l’Almerinda; osservò
Maurizio. La signora Ruglia-Scielzo ripigliava, rifioriva ogni giorno, come chi si rià di una lunga malattia;
aveva le gote rosse ed il guardo umido di chi, dopo aver
combattuto, lungamente, pallido, un pericolo, si sente,
alla fin fine, salvo e sicuro. Era entrata in piena convalescenza
morale. Ebbene, la Radegonda se ne scandalizzava;
e sì, che tutto era opera sua. Non sapeva capacitarsi,
che ad altri tornasse tanto facile lo smettere la sublime
abitudine della passione, del rimorso; più facile, che non
torni all’infimo de’ beoni il rinunziare all’ubbriachezza!
E che, poteva disapprendersi, così presto, quella scienza
invidiabile? Chi era stato tanto agitato, rassegnarsi, anzi
compiacersi, nella pace assoluta e piena, nella ignobile
apatia? cicatrizzare, con tanta rapidità, una piaga tanto
profonda? e non lasciar maggior orma che una gondola,
solcando il queto stagno? Quasi quasi, avrebbe perorata,
presso l’amica, la causa del povero Della-Morte.
Questi le ispirava una pietà, mista di venerazione, come