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quegli, che era stato visitato da un Dio potente. E la sollecitudine, ch’ella provava pel giovane, era tanto evidente, e tanto patente, che avevano un secreto comune, che i fratelli Scielzo cominciarono a metterlo in burla, sostenendo, che la Milanese fosse innamorata di lui.

La Salmojraghi il rivide spesso, gli parlò di frequente, in disparte; ma non toccarono, mai, del secreto comune. Maurizio stava, per lo più, cupo, ipocondrico, smorto, convulso, come chi non può risanare da un morbo occulto, che il consumi. Talvolta, conversando, massime con la lombarda, consapevole del suo stato, o con persone, che dovea desiderare nol conoscesser mai, affettava ilarità crudele, buffoneggiava con eccesso studiato. Cercò un diversivo alla passione; e lui, che soleva garrire, acerbamente, i fratelli Scielzo per quel viziaccio delle carte, divenne giocatore. O che volete? Come ammazzar le serate, ora, che non poteva spenderle, servendo la sua signora o consolandosi col pensarne? soprattutto, dovendo passarle spesso, ne’ salotti di lei, acciò l’interromper, di subito, le sue visite frequenti non fosse argomento di sospetto a’ malevoli! Ma non aveva modo nel giocare o discrezione; perdeva o guadagnava poste spropositate, con ispensieratezza eroica. Il suo pensiero non era al tavolino ed al macao,