suaso e convinto delle ragioni, che l’avevano
spinta a rompere, non si permettesse nessun
tentativo per riappiccare la tresca, non avesse alcuna insistenza
di cattivo gusto, non facesse un atto, non si lasciasse
sfuggire una parola, tale da comprometterla.
Quel giovane aveva, ancora, del buono: d’una bassezza
non era capace. Occasioni di rivedere la Ruglia-Scielzo
mancarono con la partenza degli ospiti milanesi, perchè
la persuase il marito a chiedere un congedo e ritirarsi,
per qualche tempo, in villeggiatura, protestando di aver
bisogno dell’aria di campagna. Il commendatore acconsentì,
quantunque gli costasse di rinunziare a’ suoi quotidiani
sonnerelli nella poltrona da magistrato; ma gli sarebbe
costato, anche più, l’opporsi ad una volontà della
moglie. E, poi, di poltrone se ne trovano dappertutto,
sebbene non dovunque si abbia il grato mormorio, gli
scrosci ed i sibili dell’eloquenza forense per cullare i
sonni! Lì, fra la pace campestre, l’Almerinda tutta riacquistò
la pace interna, e tutte dimenticò le miserie della
vita; e divenne quel, che aveva, sempre, ambito di essere,
la madre-famiglia austera, l’operosa massaja, esclusivamente
dedita alla casa ed a’ figliuoli e non curante
d’ogni cosa al mondo, che non si riferisca a queste.