Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/85

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dagli Orsenigo. 75

derselo innanzi, le colmerebbe l’animo di tranquillità, di pace. Avrebbe consentito, anche, a non parlargli punto, pur di tenerselo vicino, là, nel suo salotto. Avess’egli, anche, chiacchierato, l’intera serata, non con lei, anzi col marito, anzi con una visita, importunamente sopravvenuta, sarebbe stato, pur sempre, una consolazione grande. Non che concepire alcun desiderio villano, non accoglieva, allora, neppur quello di accaparrare, esclusivamente per sè, un giovanotto brillante, per una serata intiera: chiedeva, solo, di poterne udir la voce, di poterlo guardare, talvolta di soppiatto. O ch’era troppo? Io nol direi. Ma, ma, ma... l’appetito viene, mangiando. Guglielmo di Prussia che non voleva arricchirsi, con la roba altrui, quando il Bismarck gli ebbe fatto gustare le spoglie della Danimarca, che fame canina cacciò fuori, l’amico! Mamma mia!

Se, mai, uomo bestemmiò, dal profondo del cuore, Dio, la Madonna e’ santi e’ morti; e profferì, sdegnosamente, l’improba esclamazione, che sembrava, all’Alfieri, in tutto femminil querela: fu, certamente, Maurizio, in quel pomeriggio lì. Nessun incontro avrebbe meno desiderato; nessuna vista poteva tornargli più esosa. - «Giusto, costei m’aveva a capitar tra’ piedi!» - Oh, intendiamoci! Faccian conto, che, ad ogn’inciso,