Pagina:Imbriani - Dio ne scampi dagli Orsenigo, Roma, Sommaruga, 1883.djvu/84

Da Wikisource.
74 Dio ne scampi

anche, a mezzanotte, quando voleva piantar lì qualcuno, metteva innanzi il rapporto!

Se, mai, vi fu schietta gioja e casta, fu il giubilo della Radegonda, in quel vespro! Oh, da lungo tempo, ormai, si era capita! Oh sapeva, sapeva di amar Maurizio d’un amore..., da disgradarne lo affetto, ch’egli aveva provato per l’Almerinda. Ma non pensava, che egli od altri potesse, mai, accorgersi di tanta insania; non andava, neppure, a fantasticare d’una soddisfazione qualunque; non considerava, che, a scherzar col fuoco, corri gran pericolo d’abbruciacchiarti le mani... no! Sapeva, sol, questo: di amarlo; e che lo avrebbe rivisto. Rivisto lui, che amava; lui, che aveva pericolato a Custoza; lui, ferito; lui, fregiato, ora, più riccamente, il petto, per nuovi atti di virtù. L’avrebbe rivisto, la sera; e parlerebbe, seco, a lungo. E si trattava di cancellare la impressione funesta del colloquio di Napoli, così che, dopo, fosse, spesso, indotto in tentazione di tornar da lei. Bisognava civettare, un po’: ma con naturalezza; e dimostrargli, ben bene, il rimpianto del male inflittogli, senza toccar, mai, reminiscenze, ahi! ahi! che, guai a ravvivarle. E tutto questo, per la Radegonda, era senza secondi pensieri o secondi fini. Lo amava e desiderava vederlo: ecco tutto il tutto, tutto l’arcitutto, non altro. Il solo ve-