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tiera. Giuseppe Nolli, il giovine poeta dell’Epica d’Oriente, buon intenditore e deglutitore di vini, il quale mi accompagnava in quella visita, si ritenne in dovere di aggiungere una lauda a quelle del cielo, del mare, della terra e degli eroi, e fa naturalmente la lauda del vino. Non meno di un poeta, infatti, ci vuole per descrivere le sfumature delicate per cui si differenzia il Sassella dal Grumello, o dall’Inferno, questi tre vini fatti di nervi e di muscoli, se si può dir così, senza adipe ingombrante e senza flaccidezza inutile: vini leggeri e forti, di una forza — come è in tutte le cose e in tutti gli uomini di queste contrade — che non si rivela che a gradi, ma che è tenace ed invincibile. Di pari pregio e di pari bontà, il Sassella, il Grumello e l’Inferno si arrendono al palato con un sapore che nel primo è più delicato, quasi direi più aereo, per prendere maggior consistenza nel secondo e più nel terzo.
Preferire l’uno all’altro è difficile: è questione di gusti e de gustibus non est disputandum.
È un peccato che la maggior parte di questi vini prenda la via dell’estero e che in Italia i vari tipi di Valtellina sieno così poco apprezzati e trovino così scarso consumo. Ciò dipende indubbiamente anche dal costo elevato, venendo a pagarsi qualche anno il Sassella od il Grumello cento, centoventi e perfino centocinquanta lire all’ettolitro; e, mentre in Isvizzera chi vuole del vino buono è disposto generalmente a pagarlo bene, da noi i prezzi a cui ascende il Valtellina dopo il trasporto che richiede cure infinite, sembrano esorbitanti. Inoltre l’esportazione di questi vini in Isvizzera ha una storia antichissima, praticandosi su larga scala anche nei secoli passati quando le grandi strade internazionali del Maloia e della Bernina non esistevano ancora: il commercio si praticava allora per il passo