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Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/203

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paura di nulla, che potrei seguirla, a occhi chiusi, nei più grandi pericoli....

Fin nelle parole c’era una voluttà d’abbandono! Perchè, strappato ogni ritegno, dimesso ogni infingimento, io non la riceveva ed essa non s’abbandonava nelle mie braccia? Fui per scongiurarla: «Abbi pietà di me, di noi! lasciami fuggire! Non dir più una parola!»

Sorrise.

— Ma quante volte ho creduto che lei mi credesse sciocca! Per fortuna, mi consolavo a indovinare....

— A indovinare che cosa?

— ....i suoi pensieri....; che so?...; le cause del suo malumore. Lei invece.... non ha mai indovinato nulla di me!

— Questo ho indovinato: che hai l’anima di tua madre e il cuore di tuo padre.

Il suo sguardo s’accese di una gioia istantanea....

Intanto chiamava la campanella dell’Oratorio, e affrettammo.

Poi rallentammo i passi senza che ce ne accorgessimo. Quando avrei voluto chiederle: — a che pensi? — mi chiese essa:

— A che pensa? — provocandomi, per disperazione, a finir quell’angoscia.

— A nulla!

— Non si può non pensare a nulla. La notte, al buio, cerco il sonno e non. lo trovo, se mi viene in mente qualche cosa....; e provo a non pensarci. Ma che! Non ci si riesce!

— Tu hai diciassette anni — ribattei amaramente: — io venti di più. Alla mia età si può anche non pensare a nulla!

Ma pensavo, ancora, al male che avevo fatto!