Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/383

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andava propalando per tutto il paese che sarebbe appunto il Biondo uno dei testimoni al matrimonio del dottor Sivori. Sempre fortunato quel vecchio.!

È già nella tabella delle pubblicazioni matrimoniali, appesa nell’atrio del Municipio, si leggevano insieme il mio nome e quello di Ortensia. Se non chè a non pochi quel cognome di Moser urtava i nervi; le ragazze di Molinella si chiamano più alla buona; nè perciò ve n’era alcuna disposta a ritenersi inferiore per bellezza a una straniera, francese o inglese o tedesca che fosse, e per bella che fosse! Intanto Ortensia ripeteva: — Sono contenta! — , con la stessa vivacità d’una volta. Era contenta perchè avevo acconsentito che si celebrassero le nozze non a Milano o a Bologna, ma al mio paese; era contenta perchè un giardiniere disegnava aiuole nel prato della mia vecchia casa, e perchè nelle vecchie camere si rinnovavano le tinte e le stampe senza mutarle....

— Ma tu mamma, non sei contenta?

— Che vuoi? — Eugenia le rispose una sera. — Stento a credere che devi lasciarmi anche tu.

Per abituarsi a questo pensiero Eugenia si pose al collo il vezzo di perle che portava lei quand’era fidanzata....


Ed io benedicevo il giorno che nacqui, se fin da quel giorno m’era destinata la felicità che m’attendeva imminente; benedicevo le tristezze della mia fanciullezza pensosa e della mia adolescenza solinga; benedicevo le audacie e gl’inani sforzi della giovinezza ambiziosa e le rodenti invidie e le frenesie dell’orgoglio, indomito prima e poscia abbattuto, se per tutti questi mali avevo meritato il bene che mi attendeva; benedicevo la mortificazione delle energie fisiche in cui m’ero annichilito e l’intorbidamento della mente e