Pagina:In faccia al destino Adolfo Albertazzi.djvu/55

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alacre e incessante. Ma ecco: una capinera, lontana lontana, accennò, interruppe, riprese con arte.

Mentre così cantava la capinera, lontana lontana, men lungi, repentinamente, un uomo urlò e prolungò un nome.

E intanto — anche prima? — l’arguto ribattere di un incudine, che nel suono rendeva una visione di sprizzanti scintille, a ogni colpo. Da presso, non prima udita, rumoreggiava per uomini e per carri la via: eppure non si perdette nel tumulto uno stridìo di rondini....

Ma stordiva il tumulto, a poco a poco sempre più vasto, molteplice, pieno: stormivano le frasche, cinguettavano i passeri, risonava la strada, e l’incudine; e umane voci; e uno schiamazzar di galline; e un trottar fondo di cavalli; e un rimbombar di echi. Un richiamo di mille voci in una voce sola; un clamoroso accordo d’innumerevoli creature in terra; una sensibile intesa di anime in cielo; una confusione enorme; un portentoso palpito; un’intensa fatica; una gioia insopportabile; un affanno mortale....

— Mamma! — gridò atterrita Ortensia, più pallida della madre. — Mamma! mamma! — invocò Marcella. E Claudio accorse.

Ma io, che avevo previsto, mi mossi appena.

— Non è nulla — dissi — ; una lieve commozione.... È vero, Eugenia?...

Essa, scorgendo con quale angoscia! avevan dubitato che mancasse, e strappandosi del tutto, con la volontà, da quella partecipazione intensa e da quell’abbandono della sua vita rinnovata, alla vita universale, e risentendosi del tutto salva, nel sangue e nell’anima, salva per l’amore de’ suoi, sorrise; e pianse.