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Canto Terzo


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. . . . . . . . . e libertate
In Erinni cangiò . . . . . . . .

* Ecco la libertà che ho tanto vilipesa nella Bassvilliana. La convenzione nazionale era in quei miseri tempi una congrega non d’uomini, ma di furie, e la Francia tutta un inferno. Spento Robespierre, spenti quei codardi che spinsero al patibolo i più generosi, la Francia mutò fisonomia e la cantica fu interrotta. Ed ora che il mondo sembra finalmente tornato alla saggezza, ora che la Francia, altamente detesta ciò ch’io prima ho esecrato, vi sarà chi pur tragga da quel poema il pretesto, di calunniare la fermezza de’ miei principj? Oh imbecilli! Chi siete voi che tacciate di schiavo il libero autore dell’Aristodemo? Lo conoscete voi bene? Sapete voi che al pari della tirannide che porta corona, egli abborre quella che porta berretto? Ho sospirato, e sospiro ardentemente l’indipendenza dell’Italia, ho rispettato in tutti i miei versi religiosamente il suo nome, ho consacrato alla sua gloria le mie vigilie, ed ora le consacro coraggiosamente me stesso, gridando in nome di tutti la verità. Cicerone e