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Pagina:In morte di Lorenzo Mascheroni.djvu/27

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Vile! e tal altro del rubar maestro
A Caton si pareggia, e monta i rostri
201Scappato al remo e al tiberin capestro.

Oh iniqui! E tutti in arroganti inchiostri
Parlar virtude, e sè dir Bruto e Gracco,
204Genuzj essendo Saturnini e mostri.

Colmo era in somma de’ delitti il sacco;
In pianto il giusto, in gozzoviglia il ladro,
207E i Bruti a desco con Ciprigna e Bacco.

Venne il nordico nembo, e quel leggiadro
Viver sommerse: ma novello stroppio
210La patria n’ebbe, e l’ultimo soqquadro.

Udii di Cristo i bronzi suonar doppio
Per laudarlo che giunto era il tiranno:
213Ahi! che pensando ancor ne fremo e scoppio.

Vidi il tartaro ferro e l’alemanno
Strugger la speme dell’ausonie glebe
216Sì, che i nepoti ancor ne piangeranno.

Vidi chierche e cocolle armar la plebe,
Consumar colpe, che d’Atreo le cene
219E le vendette vincerian di Tebe.