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Pagina:In morte di Lorenzo Mascheroni.djvu/39

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Sai come si arrabatta esta genía,
Che ambizïosa obbliqua entra e penétra
183E fora e s’apre ai primi onor la via.

Di Nemi il galeotto e di Libétra
Certo rettile sconcio, che supplizio
186Di dotti orecchi cangiò l’ago in cetra,

E quel sottile ravegnan patrizio
Sì di frodi perito che Brunello
189Saria tenuto un Mummio ed un Fabrizio,

Come in alto levârsi e fur flagello
Della patria! Oh Licurghi! oh Cisalpina,
192Non matrona, ma putta nel bordello!

Tacque; e l’altro riprese: la divina
Virtù che informa le create cose,
195Ed infiora la valle e la collina,

D’acute spine circondò le rose,
Ed accanto al frumento e al cinnamomo
198L’ispido cardo e la cicuta pose.

Vedi il rio vermicel che guasta il pomo,
Vedi misti i sereni alle procelle
201Alternar l’allegrezza e il pianto all’uomo.