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Pagina:In morte di Lorenzo Mascheroni.djvu/64

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(64)

La meretrice che laggiù si noma
Libertà depurata iva in bordello
120Coi vizj tutti che dier morte a Roma.

Alla fronte lasciva era cappello
Il berretto di Bruto, ma di serva
123Avea gli atti, il parlare ed il mantello.

E la seguĺa di drudi una caterva,
Che da questa d’Italia a quella fogna
126A fornicar correa colla proterva.

Altri perduta nel peccar vergogna,
Fuggì la patria no ma il manigoldo;
129Altri è resto di scopa, altri di gogna:

Qual repe e busca ruffianando il soldo;
Qual è spia; qual il falso testimonio
132Vende pel quarto e men d’un Leopoldo.

Quei chiede un Robespier che il sangue ausonio
Sparga, e le funi e la Senavra impetra
135Con questi che biscazza il patrimonio.

V’ha, ventoso raschiator di cetra,
Il pudor caccia e sè medesmo in brago,
138E segnato da Dio corre alla Vetra.