E col terror del nome e coll’ignudo
Petto e col senno disarmollo, e pose
246Fine al lungo di Marte orrido ludo.
Sovra il libero mar le rugiadose
Figlie di Dori uscìr, che de’ metalli
249Fluttuanti il tonar tenea nascose:
Drimo, Nemerte, e Glauce de’ cavalli
Di Nettuno custode, e Toe vermiglia,
252Di zoofiti amante e di coralli;
Galatea, che nel sen della conchiglia
La prima perla invenne, e Doto e Proto,
255E tutta di Nereo l’ampia famiglia,
Tra cui confuse de’ Tritoni a nuoto
Van le torme proterve. In mezzo a tutti
258Dell’onde il re, da’ gorghi imi commoto,
Sporge il capo divino, e al carro addutti
Gli alipedi immortali, il mar trascorre
261Su le rote volanti e adegua i flutti.
Cade al commercio, che ritorte abborre,
Il britannico ceppo, e per le tarde
264Vene la vita che languía ricorre.