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prefazione xi
19*, 26, 28, VIII 4, 11*, 12, 14, 15, 24*, IX

1487, V, VI 201 26, 29, VII 5, VIII 9, 17*, 18*, 25, X 15*.

1488, I 1, IV 8, V 1, VI 2, 13, VII 8*, 15.

1489, III (21)2, VI 13, 14, 30, IX 4, X 19, 27, XI 15.

1490,, V, 7, IV 27, 28, X 26, XI 20, 30, XII 28, 39*.

1491, VI 1, 18, 6, 9, VIII, 23, 24.

1492, II 1, IV (19), (22)3, V 27, 31, VII* 16, 22, 25, 26, 28, VIII 1, 6, 30*, 11, 26*, IX 3, 4, XII

1493, IV 25, VI 10, 11, 12, 29*, VII 3, (7). 23, 24, 28, 20, X, 2I, 27.

1494, I 25, II 4, IV 22.


Donde ci venne fatto di rilevare, innanzi tutto, il gran numero di date intorno alle quali i manoscritti discordano; poi la relativa scarsezza dei notamenti, se si eccettuano quelli degli anni 1482, ’84, ’85, ’86, ’92, ’93; poi la rarità delle note croniche che comincino dal gennaio ne’ singoli anni, e il procedere talvolta saltuario delle date, e soprattutto i molti anni e lontani fra cui si trascorre nell’introduzione. Che se non poche date potemmo restituire all’originai lezione, le cause dell’aberrazione investigammo, sia che fossero talvolta ad ascrivere a inesattezza dell’autore, che mal ricordò o mal trasportò i giorni dell’antico calendario latino nella datazione volgare; o a trascuraggine di copisti, i quali tradussero in cifre arabiche i notamenti segnati in numeri romani; oppure errarono, e qualche volta cumularono errori, nell’interpretare la data astronomica dalla festa ecclesiastica con

  1. Il testo à: «die vigesima vel circa».
  2. II testo à: «mense martii, in die qua itur ad Ierusalem», cioè la domenica laetare.
  3. I mss. ànno: «die dominica, videlicet die pasquae et secunda die dicti mensis». E così le edizioni; ma parve naturale di supplire «vigesima et secunda. dicti mensis», restituendo colla parola sfuggita agli amanuensi la data vera della pasqua di quell’anno.