Pagina:Infessura - Diario della città di Roma.djvu/15

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prefazione xiii

e si aggiunse al testo, come nelle precedenti edizioni, senza scrupolo. Non così si fece dell’altro architettato inizio del Diario, che, come si disse, fu aggiunto in appendice, rivendicando poi all’I. quella parte che a torto fu insinuata nei diari del cerimoniere Burcardo.



II.


Dello scrittore e della famiglia di lui poco o punta notizia ebbero i primi editori. Il ricordo che Stefano fa di sè stesso all’anno 1478, accennando che a quel tempo ei «stava per podestà ad Orte», fu tesoreggiato da copisti e bibliografi. Ma i registri del camerlengo della Camera e quelli della Depositeria della gabella dello Studio nel R. Archivio di Stato, i numerosi documenti nell’Archivio Storico Comunale di Roma, le carte sopravanzate nella famiglia de’ Savorghan di Brazzà, cui, per la parentela co’ Simonetti, pervennero quelle dei Giovenali e dei Ghislieri, ci pongono in grado di saper quanto basta del nostro cronista, e di ravvisare come l’antica casata degl’Infessura, ch’era delle romane natie, s’andasse, col volger dei tempi, assottigliando e nascondendo fra le romane fatte, commemorate per censo largo e per profittevoli relazioni colla curia.

Gl’Infessura ebbero le case nel rione di Trevi, innanzi al «locus qui dicitur la Sede et locus qui dicitur la Mesa», non lungi dal Quirinale1; ebbero la tomba

  1. Cf. Arch. Soc. rom. st. patr. XI, 490.