Pagina:Infessura - Diario della città di Roma.djvu/18

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xvi o. tommasini

da celebrare in perpetuo a suffragio de’ morti nella cappella di S. Nicola, di cui il padre loro sin dal 1481 aveva acquistato il diritto di patronato per la famiglia sua e pei discendenti. Ma la vigna acquistata, per corrispondere alla chiesa la cavallata di mosto su cui Stefano aveva costituito vincolo, era fatta deserta, né dava frutto; però i figliuoli convennero nel 1500 coi canonici di soddisfare il debito in altro modo. È probabile che Stefano circa a quell’anno uscisse di vita e fosse sepolto nella tomba gentilizia della medesima chiesa, ove già nel 1483 era stato deposto suo padre.

Ora, se egli nel 1500 era morto, se nel 1478 si trovava già pretore ad Orte, e però doveva aver compiuto almeno i trenta anni d’età, se ricorda d’aver visto pendere il Porcari appiccato nel 1453, è da credere che probabilmente circa all’anno 1440 nascesse. Innanzi al 1471 era già rinomato per la sua perizia nel diritto. Gaspar Veronese lo designa già in quell’anno come «iuris «peritissimus»1. Nel raro opuscolo delle lettere d’Agapito Porcio o Porcari, dedicato a Luca de’ Leni, che morì nel 1486, edito senza nè nota di tempo nè nome di stampatore, una ne à, e lo afferma il Marini che vide l’opuscolo, diretta dal Porcari a Stefano Infessura. Questo documento ce lo mostra pertanto in relazione viva anche colla famiglia Porcari. Fu Stefano inoltre lettore in civile nella università di Roma; e ne’ pochi registri che ci rimangono al R. Archivio di Stato2, della Depositeria della gabella

  1. Cf. Marini, Archiatri, II, 183; Arch. Soc. rom. st. patr. XI, 493.
  2. Arch. di Stato in Roma, Registro della Depositeria della gabella dello Studio, anni 1481-82, cc. 40 b, 44, anni 1482-84, ce. 11, 16, 19b, 28, 28.