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Pagina:Invernizio - La trovatella di Milano, Barbini, Milano, 1889.djvu/108

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è riuscito a fuggire, ma abbandonando alle furie dei ribelli, che ne dovettero far strazio, una moglie giovane e bella, un’innocente bambina.»

E se fosse lei quella bambina? Qualche cosa le diceva che non s’ingannava! Quel grido straziante che le risuonava in cuore, l’aveva ferita fin nelle viscere, non era l’appello di un uomo che sveniva per il troppo calore o l’emozione, ma l’evocazione disperata di un padre, che ritrovava la sua creatura!

Ecco perchè qualche cosa maggiore della sua stessa volontà, l’aveva spinta a distruggere quelle carte, che potevano perdere il conte. Era la voce del sangue che parlava in lei! Era Dio stesso che la guidava, per non dare al mondo lo spettacolo mostruoso di una figlia che perdeva, condannava il proprio padre...

Al conte Patta doveva la vita, ed ella aveva salvata la sua; ma sentiva che giammai avrebbe potuto amarlo...

Pensava invece con strazio a quella madre, che egli aveva abbandonata in preda al furore popolare. Forse quella sventurata, sebbene coperta di ferite, era giunta a porla in salvo presso la casa della generosa popolana, ed era quindi fuggita, per andare a morire altrove, onde non scoprissero che quella creaturina era sua figlia, la risparmiassero.

Lacrime ardenti scorrevano sulle guancie di Maria, di quelle lacrime che anzichè riuscire di sollievo, dilaniano il cuore.