Pagina:Invernizio - La trovatella di Milano, Barbini, Milano, 1889.djvu/32

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cintura da un nastro di raso celeste. Un nodo di egual colore, le fermava le treccie biondissime, cadenti sulle spalle. Il suo viso di un ovale perfetto, era impareggiabile per nobiltà ed attrattive; la bocca aveva piccola e porporina, il naso diritto, colle narici lievemente dilatate, il colorito soave, gli occhi azzurri, grandi, vivacissimi.

Entrando, aveva un dolce sorriso sulle labbra.

— Eccomi, caro papà, disse avvicinandosi a lui e baciandolo in fronte, che vuoi dalla tua Adriana?

— Vorrei essere ubbidito.

Il tuono brusco con cui furono pronunziate queste parole, fecero trasalire la giovinetta.

— Non l’ho sempre fatto? — replicò.

— No, giacchè persisti nel rifiuto a sposare il marchese Diego.

— Ma io non l’amo, il mio cuore è di un altro.

— Che non sarà giammai tuo marito.

Adriana tremava d’una inaudita commozione, pure nel suo immenso amore per il giovane attinse coraggio, che in altra circostanza forse le sarebbe mancato.

— Ebbene sia — disse con voce sicura — rinunzierò a Gabriele, ma non sarò di Diego.

— E se io te l’imponessi?

— Non puoi volere la mia morte, perchè ti giuro che prima di appartenere a lui, mi ucciderei.

— Ma che ti ha fatto Diego perchè tu l’odia tanto?

— Nulla, ma un vago istinto mi dice di diffidarne e mi sembra che tu stesso ne abbia paura.

Il conte pallido come un morto, guardò Adriana