Pagina:Invernizio - La trovatella di Milano, Barbini, Milano, 1889.djvu/93

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che cosa di crudele, di feroce nei suoi occhi; capiva che la menzogna deturpava le sue labbra. Tuttavia aveva accettato l’invito; solo, per quell’implacabile sensazione che la dominava, aveva portato seco una rivoltella.

E quel malessere dei presentimenti l’aveva perseguitata durante il tragitto fatto in carrozza con Diego.

Nella villa non vi era alcuno ad attenderli.

Il marchese dopo averle fatta visitare tutta la casa, la condusse nella camera della moglie.

Ed era stato lì, che si era svolto il sanguinoso dramma.

Entrando in quella stanza, Diego aveva cambiato subitamente modi e linguaggio.

Ai rimproveri, ai sarcasmi, erano seguiti gl’insulti, le offese atroci e non accontentandosi di straziarla, attanagliarla, imprimerle sulla fronte il marchio rovente dell’umiliazione, della vergogna, si era avanzato verso di lei minaccioso, furente, dicendole che era un ostacolo alla sua vita e voleva sbarazzarsene...

Ed allora perduta la testa, folle di disperazione, aveva estratta la rivoltella ed aveva colpito.»

Tutto ciò disse Maria, senza smentirsi mai, sebbene cercassero tutti i mezzi per coglierla in flagrante contraddizione.

Il domestico di Diego asseriva invece; «che la marchesa Tiani non si era mai staccata dal marito e si trovava alla villetta anche la notte dell’assassinio: raccontò la passeggiata furiosa fatta