Pagina:Invito a Lesbia Cidonia ed altre poesie.djvu/55

Da Wikisource.

51

LA DISTRUZIONE DI GERUSALEMME


Vidi un’antica selva.
Nido di mille augelli,
Ombrosa, e folta in verso al cielo alzarsi:
E co’ suoi rami sparsi,
5Coprir il dorso d’un alpestre monte;
E i roveri nodosi.
Che cento volte ricoprir la fronte,
E i platani frondosi,
E l’abete col faggio, e il cerro, e il pino;
10E il real cedro onor de la foresta,
Con un legger susurro
Delle scomposte foglie.
Invitar a tenzone
Zeffiro, ed Euro, e ’l Noto, e l’Aquilone.
15Ne’ duri e grossi tronchi avean fidanza.
Abbarbicati alle natie pendici.
Con vincoli d’altissime radici.
E benchè cada poca foglia al vento,
Stavano pur sicuri,
20Non perder braccio all’orrido cimento.
Mentre le varie frondi,
Presentan vaga scena,
E al venticel, che qua e là le mena
Si cangian di colore
25In faccia i rai del Sole;
Io sento in quelle orribile fragore.
Un vorticoso turbine dal Cielo
Sopra quel bosco di repente piomba,
Che con acute strida,
30Torcendo i rami intorno
Sfronda l’abete, il cerro, il pino, e l’orno:
E dal concavo speco,
E dalla bassa valle,
I fischi ed il fragor raddoppia l’eco.
35Non che nudar le noderose spalle,
Colle svelte radici, il tronco istesso
Avvilito e confuso, a terra e messo.
Fugge da quella selva
Spaventata ogni belva:
40E resta nudo il duro giogo alpino:
Fiera vista d’orror al pellegrino.