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L’ORDINE DELLA NATURA.

ZEFIRO, LA PROCELLA.



Zefiro.                         Fuggi la vista mia,
Trista procella ria;
Tu se’ l’orror degli uomini,
Il disonor del ciel.
                         Per me s’allegra, e pare
Rider la Terra, il mare:
Per te s’annegra, e copresi
Tutto d’infausto vel.
E sarà ver che teco,
Nel circolo degli anni, avere io debba
Stanza comun? tu come entrar potesti
Nell’ordine del Mondo?
A battaglia tu desti
Gli elementi tra lor. Togli i confini
Del ben diviso regno
Della notte e del giorno;
E confondendo ciel, terra, aria e mare
Le tenebre del caos t’avvolgi intorno.
Procella.     Zefiretto gentil, se le dipinte
Ali batter tu possa in cento liete
Ore dell’anno; e innanzi te si copra
Di bel verde la Terra; a te sogguardi
Rubiconda la rosa
Dal suo germoglio: lascia
Che al suo prefisso tempo,
Me chiamin pur dalle petrose grotte
Il Borea e l’Austro aspri nemici tuoi.
Perchè il piacer del tuo lungo sereno
Il Mondo non annoi.
Zefiro.     Ma la discordia tua...
Procella.                                        Rende più bella
Del Mondo l’armonia.
Zefiro.                                   Fra Terra e Cielo
Ami risse destar.
Procella.                              Risse d’amanti,
Che fan le paci più dolci e costanti.
Zefiro.A distrugger sei nata.
Procella.                              Ogni timore
Disgombra pur, che inferma e mal sicura

Possa nell’ordin suo perir natura.