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L’AGRICOLTURA.

LA PRIMAVERA, L’AUTUNNO, L’AGRICOLTURA.



Primavera.     Di mille bei germoglii
Madre feconda altera,
La dolce Primavera,
La stagion cara, ogni mortal m’appella:
E con ragion lo face,
Poichè fra le stagion son la più bella.
Autunno.     Padre di mille frutti,
E di dovizie tante
Del suolo e delle piante,
L’Autunno sospirato,
Il liberale Autunno i’ son chiamato:
Nè vano è il nome mio,
Poichè il più ricco in le stagion son io.
Primavera.     Non preferirti a me. Non vedi quali
Apro nuove delizie al guardo umano?
Poichè passare i foschi di brumali.
Par che Natura in me risorga e viva:
Quella che anzi parea di vita priva.
I vaghi miei colori,
I miei soavi odori,
Imitar non si sanno
Da quante altre stagion formano l’anno.
Autunno.     Ma il sapor più si pregia, e tu di questo
Fa ricco l’uom, che lasceratti il resto.
E nei sapori io vinco;
Io che alle piante i dolci pomi appendo,
L’uva dolce alle viti;
E quanto è di gentil fertile rendo.
La sponda sabea
Nocchiero circonda,
E d’aura che bea
Respira l’odor.
Ma passa, nè afferra
Avanti la terra,
Che veda la preda
Dell’Indo tesor.
Primavera.     Sì, ma quel che donar altrui ti vanti,
Pria l’avesti da me. Quale tu puoi
Frutto nutrire e maturar, che dato
Io non l’abbia formato
In sen d’un vago fiore: e tu ben sai,