Pagina:Ioannes Baptista a Vico - Opera latina tomus I - Mediolani, 1835.djvu/133

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italorum sapientia 103

iii.
Che niuna cosa proposta manca di pruova.


Voi dite che vi sono moltissime cose che vi sembrano aver bisogno di pruova. È il giudizio in termini troppo generali: e gli uomini gravi non hanno mai di risposta degnato, se non le particolari e determinate opposizioni che loro sono fatte. Con tutto ciò, per l’onore in che devo avervi, voglio far la ricerca, e vedere delle moltissime incontrarne qualcuna.

Un luogo puo esser quello: che ciò che contiene gli elementi delle cose, e le guise come son fatte, e in conseguenza le cose stesse, non pruovasi che sia mente; ed un gentile filosofo potrebbe dire che lo sia un infinito corpo moventesi.

Ma a costui sta risposto là dove dico, che siccome l’uno, virtù dei numero, genera il numero e non è numero; così il punto, virtù dell’ostensione, fa il disteso, nè è disteso: al qual esempio or io aggiungo, che ’l conato, virtù dei moto, produce il moto, nè pero è moto.

Ma replicherà costui, non aver altra idea che di estensione e di moto; e prima dell’estensione ha idea del suo pensiero, perocchè il pensiero sia il moto particolare che ’l coslituisca nell’esser uomo; e perciò non poter ragionare delle altre cose per altri principj che di estensione e di moto.

E pure a cio sta risposto ove notammo che tanto Aristotile pecca in trattare la fisica metafisicamente per potenze ed infinite virtù, quanto Renato che tratta fisicamente la metafisica per atti e per forme finite. E la ragion dell'errore d’entrambi è una; perchè amendue trattarono delle cose con regola infinitamente sproporzionata. Perciò Zenone non portò a dirittura l’una nell’altra, ma vi frappose la geometria, che sola è quella scienza che tratta infiniti ed eterni finti; e col suo ajuto ne ragionò. Perchè l’essenza è una ragion d’essere: il nulla non può cominciare, nè finir ciò che è; e in conseguenza nol può dividere, perchè il dividere è in un certo modo finire. Dunque l’essenza del corpo consiste in indivisibile; il corpo tuttavia si divide; dunque l’essenza del corpo, corpo non è: dunque è altra cosa dal corpo. Cosa è dunque? è una indivisibil virtù che contiene, sostiene, mantiene il corpo, e sotto parti disuguali dei corpo vi sta egualmente; sostanza della quale è solamente lecito ragionare per principj di quella scienza umana che unicamente si assomiglia alla divina, e perciò unica a dimostrare l’umano vero. Per questa via tentando ragionarne il gran Galileo nel Primo Dialogo della Scienza Nuova, dalle amenissime dimostrazioni che ne fa è costretto a prorompere in siffatte parole: “Queste son quelle difficoltà che derivano dal discorrere che noi facciamo coi nostro intelletto finito intorno