Pagina:Ioannes Baptista a Vico - Opera latina tomus I - Mediolani, 1835.djvu/141

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italorum sapientia 111

stinguesi dal loro moto; ovvero, siccome sono medesimati moto e conato, così son medesimati conato e Iddio. L'uno e l’altro sembra un assurdo, quando una qualche spiegazione non dilucidi sì fatta oscurità, e una qualche ragione non ajuti l’intelletto a capir ciò che per sè solo non si può intendere. Di tal fatta son pure quelle parole1: «Checchè si genera, egli ha dal moto la sua origine, il moto l’ha dal conato, il conato da Dio: Rerum geneses motum, motus conatum, conatus Deum sequitur.» Donde si deduce, o che il prodotto, il moto, il conato, Iddio, sieno tutti altrettante cose distinte, o che tutti sieno una cosa medesima. Di più, il conato è un non so che di mezzo in fra la quiete e ’l moto2: Conatus inter quietem et motum est medius. Ma il conato è lo stesso moto. Dunque anche il moto è un non so che di mezzo in fra la quiete e sè stesso. Dunque in quel grado in cui sono tra di loro il consto e ’l moto, il sono parimente la quiete e ’l conato. Ma il conato è lo stesso moto. Dunque anche la quiete è lo stesso conato. Dunque ancora saranno una cosa medesima la quiete e ’l moto.

Scendiamo a un’altra difficoltà. Tre sono, egli dice3, l’operazioni della nostra mente, percezione, giudizio, ragionamento o discorso. Ma perchè sovente l’uomo apprende il falso, giudica temerariamente e con inconsideratezza, e malamente discorre; perciò in ajuto a lui si son date tre Arti, cioè la Topica, la Critica, il Metodo; di modo che la Topica diriga la Facoltà dell’apprendere, la Critica quella del giudicare, e ‘l Metodo del discorrere. E da qui innanzi, per gradire al sig. di Vico, noi pure chiameremo Arte (pag. 100) quella ch’indirizza e regola, e Facoltà quella che ne viene indiritta e regolata; contuttochè ne’ Vocabolarj sì latini, come toscani il vocabolo Facoltà significhi Arte anch’esso; onde non fu sì gran fallo il nostro, quando Facoltadi chiamate abbiamo4 la Topica, la Critica e ’l Metodo. Ma a ciò poco badando, ch'è pura quistion di nome, ci faremo più tosto a considerare quale sia quella sua dottrina, e ne cercheremo i fondamenti, se pure ve n’ha. Primieramente e’ suppone averci apprensioni che sieno false; e forse ciò è una falsità; una gran parte de’ Filosofi insegnando che l'apprensioni essenzialmente sieno vere, come ancora il sono tutte le sensazioni. Secondariamente desideriamo intendere, come la Topica sia l’arte, onde la facoltà percettiva o apprensiva ne sia indiritta e regolata. Imperciocché, conforme ognuno infino ad ora la diffinì, ed egli stesso la chiama5, essendo quella un'arte di ritrovare, Ars inveriendi; tutte le sue regole solo additarono que’ luoghi comuni e universali, onde trovare e raccorre si possan ragioni e argomenti, per provar che che sia; nè mai infino ad ora veduto abbiamo Topica veruna che diaci regole di ben regolare e dirigere le semplici

  1. Pag. 72.
  2. Pag. 68.
  3. Pag. 82.
  4. Pag. 93.
  5. Pag. 83.