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88 capitolo v


melli (giugno 1574). Dopo la sua terribile morte, i Cosacchi portarono in Moldavia più di un falso Giovanni ed altri pretendenti. Il più valente tra loro, un certo Potcoavă, perchè era capace di romper ferri di cavallo, ebbe la testa mozza in Lembergo, dove aveva cercato ricovero; lo stesso avevano fatto i Polacchi, i quali temevano un’intervenzione turca, anche col successore di Despot, Stefano (Tomşa), e così fecero anche col figlio di Pietro Rareş avuto con una donna sassone di Corona, Iancu Sasul, nel 1582. Più tardi i Turchi stessi uccisero come ribelli altri infelici pretendenti moldavi e valacchi. Le competizioni trà i membri delle antiche dinastie, il gran numero di figli naturali dei principi, l’usanza dei Sultani e Visiri di metter all’incanto il trono dei principati, nonché lo spirito irrequieto dei boiari, la mancanza di una borghesia nazionale — le città, fondate da Tedeschi, Armeni, Ungheresi, non ebbero mai privilegi politici — e lo stato sempre più decaduto dei contadini, che perdevano già nella seconda metà del secolo decimo sesto prima le loro terre e poi anche la loro libertà personale (diventando in Valacchia: rumâni, Rumeni non liberi, e «vicini» - cf. i pareci dei Bizantini, ed anche in Cipro e nella Greta veneziana in Moldavia) avevano distrutto prosperità, indipendenza e dignità. L’autonomia rimase lo stesso intangibile, ed i Turchi non furono mai tollerati come abitanti dei principati rumeni.