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dell’uomo è di forma diversa secondo le regioni, o, per essere più precisi, talora anche secondo le vallate.

La camicia del contadino della Transilvania è lunga e larga nelle regioni occidentali che sono in pianura e subirono una lunga e dolorosa servitù; non è quella d’un lottatore pronto a montare a cavallo e a combattere: somiglia alla camicia dei coabitanti magiari. Nelle montagne transilvane è corta, sgonfiante, spesso ad artistici cannoncini. La si trova pure nelle regioni dell’Oltenia, della Valacchia, di tutta la Moldavia fino al Dniester «bessarabo». Nelle pianure riappare la forma larga senza cannoncini.

Fra questa camicia e quella dei Balcanici non corre alcuna differenza, compresa la piccola camicia degli Albanesi sempre in cerca di avventure, che hanno trasmessa in parte la loro foggia di vestire ai Greci di schiatta ellenica, facendoli rinunziare alle ben diverse tradizioni dell’ampia veste antica dalle pieghe d’una euritmia individuale.

Una cintura di lana colorata rossa o verde circonda la vita e serve in pari tempo di tasca (col «seno» stesso della camicia), massime per il coltello. Quando è sostituita dalla cintola di cuoio bruno o nero con placche di metallo gialle offre un largo campo alla fantasia creatrice.

I pantaloni, ițari (da ițe, fili da tessere), o strâmțari («che stringe») e presso i Transilvani anche nădragi, di canapa o di lana, hanno forme diverse secondo le regioni. Nella Transilvania occidentale sono larghissimi, scampanati in basso, come presso gli Ungheresi: pare che sia un costume sarmata, venuto dagli antichi Iazigi. Sulla Colonna Traiana non si vedono che i pantaloni aderenti molto pieghettati, il che richiede doppia lunghezza: si trovano nella montagna e nella maggior parte del territorio dell’Antico Regno. Potrebbe trattarsi dell’antica bracca, la braca celta, perchè in romeno vestirsi si dice a se îmbrăca (cfr. brăcinar). Nella regione danubiana, i larghi pantaloni bulgari, legati al ginocchio, fin